Il centenario della nascita dei Ballets Russes si continua a celebrare in tutto il mondo. In vent’anni, l’importantissima compagnia nata il 15 maggio 1909 rivoluzionò il modo di creare, danzare e fruire il balletto del XX° secolo. Resterà aperta fino a metà maggio 2010 la mostra allestita presso il Museo Teatrale alla Scala dalla fine di dicembre dedicata ai Balletti Russi, e intitolata "Les Ballets Russes alla Scala, Milano anni Venti"
Teatro alla Scala – Milano.
Foto di Marco Brescia – Teatro alla Scala.
Il progetto dell’allestimento
Per ricordare questa straordinaria esperienza artistica vissuta sino al 1929, l’anno della scomparsa del suo patron Djagilev, molte mostre, oltre a quelle già inaugurate a Boston, Mosca, Stoccolma, Monte Carlo, Monaco di Baviera, Vienna, San Pietroburgo, posticipano il loro debutto, come a Londra, sino al 2010. Si tratta di esposizioni per lo più riassuntive dell’intera e fortunata attività della leggendaria compagnia. Il Museo Teatrale alla Scala – unico a Milano e in Italia – intende unirsi a questa ricorrenza che rinnova l’incanto di una bellezza tuttora stimolo alla creatività contemporanea, con un allestimento del tutto particolare perché tematico, ovvero incentrato sulle 14 coreografie presentate dai Ballets Russes a Milano, nel 1920 e nel 1927. Il carattere “milanese” tende sia a distinguere l’allestimento da analoghe iniziative in programma durante tutto il 2009 e i prossimi mesi del 2010, sia a far riemergere il fascino di creazioni meno note al grande pubblico, con un’attenzione all’arte scenica dei primi due decenni del secolo scorso che giustifica il sottotitolo della mostra Ballets Russes alla Scala – Milano Anni Venti.
I quattordici balletti in questione – Cléopâtre, Petruška, Danze Polovesiane, Carnaval, Papillons, Thamar, Contes Russes, La Boutique fantasque, Soleil de Nuit e Les Femmes de bonne-humeur apparsi nel 1920 al Teatro Lirico, con Cimarosiana, L’Uccello di fuoco, Le Mariage d’Aurore, Il Lago dei cigni (sintesi del secondo atto) che invece debuttarono nel 1927 al Teatro alla Scala – recano date di creazione diverse e abbracciano talune fasi salienti dell’avventura estetica dei Ballets Russes. Quella esotica e orientaleggiante porta con sé il profumo di una Russia sconosciuta in Occidente, all’epoca del debutto della compagnia, e primitiva (come nelle Danze Polovesiane dal Principe Igor di Borodin del 1909), legata a favole, leggende (come nell’Uccello di fuoco del 1910, nel collage senza vera trama Soleil de Nuit del 1915 e nelle più lontane Contes Russes del 1917), suggestionata da un erotismo proveniente da paesi lontani (come in Cléopâtre del 1909 e nella consanguinea coreografia Thamar del 1912), ma vi aggiunge l’impeto di una pièce già quasi neo-espressionista come Petruška (1911).
C’è anche il recupero di una tradizione tardo-ottocentesca e romantica, resa più sintetica possibile pur mantenendo l’opulenza di décor e costumi preziosi (Le Mariage d’Aurore, Il Lago dei cigni-secondo atto). Tale recupero sfatò l’idea che la compagnia di Djagilev avesse decisamente ignorato l’aureo periodo coreutico zarista, cosa che invece non fece, e proprio con i revival ottocenteschi degli anni Venti. Ci sono, infine, i guizzi multicolori di una ricerca che guarda all’Italia, alla Commedia dell’Arte (Carnaval, 1910, Papillons, 1914), persino a Goldoni (Les Femmes de bonne-humeur del 1917, basata proprio sulla goldoniana Le donne di buon umore) e a Cimarosa (per il divertissement Cimarosiana del 1924, tratto dall’allestimento delle Astuzie femminili).
In questo caleidoscopio altamente rappresentativo di una ventennale esperienza coreografica, spiccano capolavori noti, come Petruška, ma anche pièce avvolte in un mistero che la mostra milanese potrà svelare, come Cléopâtre e Thamar.
Materiali in esposizione
L’allestimento milanese punta su una varietà di materiali soprattutto inediti a Milano e in Italia: in particolare sui costumi scaligeri dell’Uccello di fuoco (stagione 1954-1955) di Natalia Goncharova (con etichette degli anni’50). Tra questi un costume del Principe Ivan (vedi foto a sinistra) reca un’etichetta anni Venti ed è presumibilmente attribuibile alla versione del balletto con scene e costumi di Léon Bakst (1910) ma ugualmente indossato alla Scala nel 1927. Di particolare charme è il bustino dipinto e ricamato con pailettes, e il tutù-piatto con molle in tulle di seta rosa e ocra indossato da Margot Fonteyn nel 1955. Mai presentate prima d’ora al pubblico, le 14 silhouettes in legno dapprima attribuite a Picasso ed ora finalmente ai loro esatti intagliatori (il resto della collezione è di proprietà del Victoria&Albert Museum che le esporrà a Londra, a breve), ricordi di coreografi e ballerini, fotografie d’epoca, libri preziosi, oggetti appartenenti, tra gli altri a Stravinskij (il leggio: vedi foto in basso, prestito Toni Candeloro) e porcellane. Più alcuni preziosi inediti come il costume della mummia di Cléopâtre (vedi foto in alto a destra: prestito da Paolo Castaldi, acquisito da Candeloro) e i fondali di Cimarosiana e Carnaval. Ma anche il costume del lacché di La Boutique fantasque (vedi foto in basso a sinistra: prestito di Alexandre Vassiliev) e del personaggio del Circasso di Thamar.
Immagini in video immergeranno i visitatori in un ambiente dinamico che darà allo stesso tempo il sapore e il profumo degli anni Venti, e una contemporaneità in cui i segni coreografici, pittorici e musicali dei Ballets Russes appaiano in tutta la loro inossidabile e imperitura vitalità creativa.
Nonostante tra i tanti protagonisti del balletto mondiale che poi sarebbero diventati famosi nel “dopo Djagilev” come George Balanchine, Serge Lifar, Olga Spessiva, Ninette De Valois, non fosse mai comparso a Milano Vaslav Nijinskij, il grande “dieu de la danse” del primo Novecento, ritiratosi anzitempo dalle scene e sprofondato in una irrisolvibile follia già nel 1919, l’allestimento ne ricorda l’importanza grazie ad alcune testimonianze. In particolare un rarissimo bigliettino da visita del 1944, in cui sul retro compare la firma del tutto deformata dell’alienato Nijinskij. In molti anni di reclusione in istituti di malattia mentale, Nijinskij si era sempre rifiutato di rilasciare autografi, firmandosi, di solito, con una semplice “N”. Invece nel biglietto del Museo Teatrale della Scala la firma appare, ed è l’unica in circolazione, in forma completa. Le altre lettere del grande ballerino, tutte autografe, appartengono comunque agli anni considerati dall’esposizione. Un valore aggiunto, quello appartenente a Nijinskij, di indubbio interesse.
Silhouettes: TAMARA KARSAVINA in LE SPECTRE DE LA ROSE di Michel Fokin (1911) ruolo: La Jeune Fille; artista: Allinson, Adrian Paul, realizzazione: 1915 . E: VASLAV NIJINSKIJ in LE SPECTRE DE LA ROSE di Michel Fokin (1911), ruolo Le Spectre de la rose; artista Allinson, Adrian Paul, realizzazione:1915. Museo Teatrale alla Scala
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In primo piano, a sinistra:OLGA SPESSIVA Scarpette da punta per prova. Anni ’20.
Sul fondo OLGA SPESSIVA E SERGE LIFAR L’uccello di fuoco, cor. Michail Fokin, mus. Igor Stravinskij, sc. e cost. Natalia Goncharova. Teatro alla Scala. 1927. COLLEZIONE TONI CANDELORO – ASS. MICHEL FOKINE
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MANTELLO ROSSO DEL PRINCIPE IVAN Costume dall’originale di Natalia Goncharova per L’uccello di fuoco, cor. Michail Fokin, mus. Igor Stravinskij. Teatro alla Scala, stagione 1954-55
E inoltre di scorcio a sinistra:UNA DELLE SEI DONNE FRANCESI Costume dall’originale di Natalia Goncharova per L’uccello di fuoco, cor. Michail Fokin, mus. Igor Stravinskij. Teatro alla Scala, stagione 1954-55. Archivio Costumi “Caramba” Teatro alla Scala
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Particolare del Corpino maschile di FRANCA SQUARCIAPINO “Il lago dei cigni”, versione di Rudolf Nureyev, mus. Pïotr I. Čajkovskij, sc. Ezio Frigerio; stagione 1989-90. Archivio Costumi “Caramba” Teatro alla Scala
La Boutique Fantasque – costume del lacchè – di André Derain 1918 – Collezione Alexandre Vassiliev
“Petruška”, – costume di una ballerina di strada – sul fondo Igor Stravinskij e Vaslav Nijinski al debutto nel 1911 nel ruolo di Petruska. COLLEZIONE TONI CANDELORO – ASS. MICHEL FOKINE
I coreografi di Djagilev alla Scala dal dopoguerra agli anni Sessanta.
Una produzione dell’Associazione Michel Fokine, con ideazione e regia di Toni Candeloro, realizzata appositamente per la mostra “Les Ballets Russes alla Scala”. Giuliana Barabaschi, Elettra Morini, Walter Venditti e Roberto Fascilla raccontano, tra storia e aneddoti, il loro incontro con gli artisti e i coreografi dei Balletti Russi di Djagilev nelle stagioni di Balletto della Scala dal dopoguerra sino alla fine degli anni Sessanta. Un video-ricordo arricchito da rari documenti fotografici dell’Archivio fotografico della Scala ed estratti filmati degli anni Cinquanta di appartenenza del M° Ugo Dell’Ara e di Toni Candeloro.
"Судьба подвижника. С.Дягилев" ("Il destino del profeta dell'arte. S. Djagilev")
Film-documentario realizzato da Alexandre Vassiliev nel 2006 con la regia di Spiridonov e trasmesso sul canale TV russo "Telekanal Kul'tura" (Cultura). Un omaggio a Djagilev quale creatore e promotore della cultura russa nel mondo. Il Maestro Vassiliev, ripercorrendo i teatri e i luoghi che hanno visto Djagilev protagonista, racconta i momenti più significativi della sua storia artistica e personale, dando particolare risalto ad alcuni ballerini e coreografi, che con la loro arte hanno incantato il mondo del balletto. Traduzione italiana a cura di Svetlana De Marchi, Associazione “Le Stagioni Russe dell’Insubria” Voce narrante Teodoro Bonci del Bene. Si ringrazia il Rotary Club di Colico.
Materiali e partnership
I materiali dell’allestimento provengono dall’Archivio Costumi “Caramba” del Teatro alla Scala, dal Museo Teatrale alla Scala, ma anche da alcuni prestatori: Toni Candeloro con l’Associazione Michel Fokine, Alexandre Vassiliev, Paolo Castaldi.
Dati della mostra
L’allestimento è stato aperto al pubblico negli ultimi giorni di Dicembre 2009, in concomitanza con la prima serata di balletto della stagione 2009/2010, Serata Béjart, che recava tra i suoi titoli anche due balletti che hanno avuto origine presso i Ballets Russes: L’Uccello di fuoco e La Sagra della primavera, e avrà durata, salvo possibili proroghe, sino alla metà del mese di maggio 2010.
Curatela della mostra
- Ideazione e cura Marinella Guatterini
- Assistente al progetto Annalisa Pozzi
- Allestimento scenico Isa Traversi
- si ringraziano per la collaborazione Francesca Dalla Bernardina e Dario Menichino
Museo Teatrale alla Scala
Largo Ghiringhelli 1, Piazza Scala
20121 Milano
Tel. 02.88.79.2.473 / 7.473
Orari e informazioni
Il museo è aperto tutti i giorni tranne: 7 dicembre – 24 dicembre pomeriggio – 25 dicembre – 26 dicembre – 31 dicembre pomeriggio – 1° gennaio – Domenica di Pasqua – l° maggio – 15 agosto. Dalle 9.00 alle 12.30 (ultimo ingresso alle 12.00) e dalle 13.30 alle 17.30 (ultimo ingresso alle 17.00).
La sala del Teatro è visibile da un palco, solo qualora non siano in corso prove o spettacoli.
Catalogo del Museo (italiano-francese, inglese-spagnolo, giapponese-tedesco) in vendita a 10 euro
Informazioni: tel. 02.88.79.7.473
Per le scuole è obbligatoria la prenotazione della visita attraverso l’indirizzo di posta elettronica scuolemuseo@fondazionelascala.it oppure via fax allo 02.88.79.20.90 indicando riferimenti della classe, numero di persone e giorno della visita. La prenotazione è gratuita.
Visite guidate al Teatro Per informazioni e prenotazioni rivolgersi a Francine Garino via e-mail (garino@fondazionelascala.it) o via fax allo 02.88.79.20.90.
Visite guidate al Museo Per informazioni e prenotazioni rivolgersi a:
– Civita Servizi, tel: 02.43.35.35.21
– Centro guide, tel: 02.86.45.04.33
Servizi didattici Le visite guidate si svolgono su prenotazione per gruppi organizzati e classi scolastiche. Un gruppo di guide esperte con specifica preparazione in Storia della Musica, del Teatro e dello Spettacolo è a disposizione per illustrare le opere esposte nel contesto del nuovo allestimento museale; per le scuole sono previsti, su richiesta, percorsi tematici musicali con ascolto.
La Dame aux camélias – TEATRO ALLA SCALA
La bayadère – TEATRO ALLA SCALA
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